Pranzo Improvvisato è una mostra, ma è anche un catalogo, pensato, immaginato e impaginato da Due mani non bastano, lo studio di Ilaria Faccioli ed Emanuele Gipponi.
In copertina campeggia, come una insegna luminosa, il titolo, affiancato dai raggi di due piccole luci, due triangoli bianchi. In basso, il sottotitolo. Dall’esterno del campo visivo, nella parte inferiore, ci si può immaginare un faro che illumina il nero denso della carta, con i raggi che a man mano si allargano. La struttura di questa pagina parla il linguaggio del cinema e dei manifesti, con il titolo, in tutta la sua importanza, che emerge dallo spazio.
Le copertine dell'Almanacco Letterario Bompiani del 1932 e 1933, con il loro bel font. |
I Futuristi avevano le idee molto chiare su quello che i libri, la cultura, la tipografia e la pagina dovevano essere: libertà, da ogni regola; commistione di linguaggi artistici; condivisione di massa del libro; uso di font diversi; destrutturazione della geometria ottocentesca dell’impaginazione; comunicazione non solo delle parole, del loro senso, ma anche delle sensazioni tattili, uditive, dei contenuti.
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F. T. Marinetti, Zang Tumb Tumb. Adrianopoli, Ottobre 1912, uno dei più conosciuti esempi di grafica futurista. Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914. |
Come mettere insieme questa assoluta ricerca di libertà con la necessità di impaginare un catalogo, comunicarne i contenuti, trovare una coerenza tra la poetica di riferimento (quella futurista appunto, se è lecito chiamarla poetica, anche se è probabile che Marinetti si stia rivoltando nella tomba) e la contemporaneità?
Tra il Futurismo e la sua ricerca tipografica e oggi ci sono decenni in cui il libro e la grafica sono stati più volte rivoluzionati. Il nostro immaginario visivo è denso di riferimenti al passato e di semi per il futuro. Per questo motivo, quando si sono trovati di fronte alle scelte tecniche legate al catalogo, Ilaria ed Emanuele hanno decisi di non voltare le spalle al presente. L’idea di Pranzo, di recuperare il messaggio del Futurismo su un tema preciso, legandolo alla contemporaneità dell’illustrazione, ai suoi talenti internazionali, doveva essere declinata nel catalogo in un linguaggio che rispecchiasse questa tensione creativa.
Ecco perché la scelta di un font che strizza l’occhio, per il suo peso nella pagina, a quelli degli anni ’30, dei manifesti e dei poster; ecco perché nell’ordine dell’indice, le linee diagonali e verticali della gabbia grafica si intrecciano così veloci; e il 22 è scritto con le cifre una sotto l’altra. Carte con colori diversi, la serigrafia per la copertina, il dorso telato, perché oggi i materiali di stampa sono infiniti, e la stampa è cresciuta, si è evoluta. Il catalogo è stato realizzato in 1000 copie da Grafiche AZ, che ha coordinato ogni dettaglio: i colori delle immagini, che dovevano essere fedelissimi agli originali: il filo di cucitura; il taglio del cartone della copertina; il controllo della tela del dorso, che guai se viene decentrata e fa le grinze.
Si stampava invece anni fa sui caratteri mobili, di legno, di piombo, con pazienza certosina, costruendo la pagina pezzo per pezzo. Lo sanno bene quelli della Tipografia Fratelli Bonvini di Milano, che allora già facevano volantini, poster, libri, biglietti. Lo possono e lo sanno raccontare benissimo, e ancora oggi stampano così, con le stesse macchine.
Chi è venuto alla mostra ha visto le cartoline con le ricette stampate dai Bonvini, che hanno ricercato i font più adatti, hanno costruito i testi, hanno stampato, hanno aspettato che l’inchiostro asciugasse.
Tutto questo e altro ancora si potrebbe dire qui sulla grafica, sul come fare e sul come si faceva e si farà a stampare.
Ma forse è meglio se venite di persona a sentire parlare Due mani non bastano, i tipografi di Bonvini, Grafiche AZ, Gaia Stella e Cristina Amodeo, il 26 novembre alle 18.30, proprio presso la Tipografia Fratelli Bonvini di Milano, in via Tagliamento 1.